Assisi, 22 dicembre 2021
BUON NATALE!
Sì, Buon Natale! Ci hanno provato –facendo subito, grazie a Dio, un passo indietro – dalla Commissione Europea ad invitarci a rinunciare a questo augurio tradizionale, che è una delle espressioni più caratteristiche della storia cristiana del nostro continente. Il motivo – come spesso capita in questo genere di proposte – molto suadente: l’inclusività. L’atteggiamento cioè che ci rende una società aperta, capace di non discriminare nessuno. Bello! Ma la domanda s’impone: perché mai, in una società veramente inclusiva, non si dovrebbe presentare all’altro la propria gioia, la propria fede, la propria tradizione? Imparare a farlo, gli uni per gli altri, gli uni con gli altri, è la vera inclusione, che non mortifica le identità ma le rispetta e le promuove. Non si può azzerare tutto credendo così di aver fatto più eguaglianza: avremmo fatto soltanto più deserto. Saremmo tutti più massificati. Scivoleremmo da popolo a massa, e da massa a numeri. Sarebbe proprio un guadagno?
Ma questo tentativo maldestro della politica europea – in un’Europa che ci sta a cuore e della quale non possiamo fare a meno – è stato comunque uno svegliarino. A noi cristiani manda un messaggio preciso, che non possiamo sottovalutare: le nostre radici non sono più riconosciute come rilevanti e prevalenti nel nostro Continente. Il cristianesimo è diventato una minoranza, se non sociologica (i battezzati anagrafici sono ancora tanti, per quanto in diminuzione crescente), certamente una minoranza quanto a fede consapevole, vissuta e praticata. Forse, per un momento, Babbo Natale ha salvato il Buon Natale. Ma occorre riconoscere che sono forse tanti i bambini che – nonostante il catechismo parrocchiale e l’insegnamento di religione nelle scuole – sanno più chi è Babbo Natale che chi è Gesù. Il Natale, per noi cristiani, è Gesù. Il Gesù di Betlemme, il Dio fatto uomo, venuto a camminare sui nostri passi per condividere con noi gioie e dolori, e darci una mano nel recuperare il senso della vita. Da quando lui è nato, noi sappiamo che la terra non è più la stessa: è unita, in un’alleanza indistruttibile, con il cielo. Dio si fatto prigioniero della nostra umanità, la abita, la ama, la salva. E lo fa abbattendo tutti i muri delle distanze, dell’orgoglio, della violenza, per invitarci a gettare tra le persone, ma anche tra le culture, le tradizioni e le religioni, un ponte di pace. Come nell’inno-programma degli angeli sulla grotta: «Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini, amati dal Signore».
Per questo ci diciamo ancora: Buon Natale! Sappiamo che non è un augurio escludente, ma un abbraccio. Questa assurda “menata” europea sul nostro Natale ci faccia comunque pensare: non sarà che dobbiamo prenderlo, il Natale, più seriamente di una semplice festa di luci, di colori e di regali? Occorre tornare alle pagine del Vangelo e riscoprire quel messaggio che additò, venti secoli fa, nel volto di un Bambino, la grande storia di Dio con l’uomo. A chi affidarci, dopo (e ancora dentro), un tunnel che ci ha messi alle corde, se non a chi ha una parola di vera speranza? Buon Natale a tutti!
+ Vescovo, Domenico
(Il presepe all’interno del Santuario)