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La santita non si misura dai peccati ma dal bene seminato nel solco della propria vita

Profonda catechesi del segretario generale della Cei monsignor Galantino al Santuario della Spogliazione

ASSISI – “Solo la consapevolezza della propria fragilità rende capaci non solo di avere compassione delle fragilità altrui, ma di avere comprensione delle ferite, della vulnerabilità di tutti e di nessuno”. Lo ha detto monsignor Nunzio Galantino durante la santa messa celebrata ieri al Santuario della Spogliazione di Assisi. “I richiami continui che Papa Francesco sta facendo a tutti, chiedendo di essere consapevoli delle proprie fragilità ci deve aiutare ad avvicinarci al fratello, alla sorella non con l’arroganza, non con la presunzione, ma veramente da fratello, da compagno di strada. Penso sia importante per ciascuno di noi saper guardare bene in fondo a noi stessi e anche in fondo a tutti coloro che incontriamo sulla nostra strada, ma guardare non per giudicare, non per infliggere condanne”. Riferendosi alle accuse mosse al Santo Padre per l’espressione ‘Chi sono io per giudicare’, il segretario generale della Cei ha parlato “della superficialità di quanti hanno avuto da ridire di fronte a questa espressione che invece vuol dire una cosa molto semplice: chi sono io per dire che la tua vita è compromessa una volta per sempre, che tu non puoi rialzarti, che la porta del cuore di Dio ti è chiusa in faccia. La frase del Pontefice vuole esprimere semplicemente questo concetto di fiducia nelle possibilità che ognuno di noi ha di mettersi in cammino, di mettersi in piedi. Dobbiamo stare attenti – ha sottolineato Galantino – a non rivestire davanti ai fratelli i panni del cane ringhioso messosi a guardia della porta del cuore di Dio. Non è questo il nostro compito, né di preti, né di frati, né di vescovi, né di buoni cristiani, né di religiosi. Saper guardare bene dentro se stessi senza autoflagellazioni inutili e saper guardare ad altre persone ferite che hanno bisogno comunque e sempre di uno sguardo che le rimetta in piedi. Non sentimenti effimeri, ma un consenso pieno alla vita. Il Signore quando chiama esige risposte generose, totalizzanti. Non dobbiamo essere ad intermittenza, ma dobbiamo essere generosi”.

Dopo la celebrazione eucaristica monsignor Galantino ha tenuto una catechesi su: “Spogliazione e testimoni di oggi” mettendo in evidenza che spogliazione significa “uscire dall’anonimato, uscire dal generico, dalla ripetitività. Entrando nel merito del tema che ha messo a fuoco la santità vissuta nel mondo contemporaneo, monsignor Galantino ha messo in evidenza che la santità richiede non ci chiede di copiare risposte che altri hanno dato. Nessuna vestizione o voto può sostituire la personalizzazione e interiorizzazione dell’incontro con Dio. Il santo non è contrario del peccatore, siamo tutti santi e peccatori – ha aggiunto – ; la santità non si misura sull’assenza o sul numero di peccati ma sul bene seminato nel solco della storia. Il bene quando è tanto esclude il peccato. Infine il santo è un uomo esagerato che non si arrende alla mediocrità, che non si arrende all’impossibile”.

 

Vivere la nudità per aprirsi all’incontro con Dio

Il vescovo di Rieti monsignor Domenico Pompili presiede la messa nel Santuario della Spogliazione

Presentato il libro di padre Maranesi, intensa catechesi di suor Elena Gozzi e padre Alceo Grazioli

ASSISI – “La fede è nuda perché può contare solo su se stessa”. Lo ha detto il vescovo di Rieti monsignor Domenico Pompili durante la celebrazione eucaristica di giovedì 17 maggio al Santuario della Spogliazione. “Quando Francesco si spoglia – ha precisato il vescovo – non sta semplicemente contestando le strutture socio-economiche che già al suo tempo mostravano evidenti storture, ma sta facendo comprendere che l’uomo per definizione è nudo, cioè non ha in sé la sua forza. L’uomo può però riconoscere come Francesco, al termine di un lungo cammino, questa sua condizione senza lasciarsi distrarre da inutili surrogati che lo distolgono dalla sua creaturalità, perché l’essere creatura in realtà è il nostro punto di forza. Da questa percezione della nostra nudità accettata e non rifiutata nasce l’abbandono in Dio che è l’unico antitodo a due forme, oggi molto diffuse, nella nostra società che sono da un lato l’aggressività e dall’altro il vittimismo, due facce della stessa medaglia. Laddove non si accetta la condizione creaturale si diventa aggressivi, perché si pensa di scaricare sull’altro le colpe di tutto ciò che non va oppure si diventa vittime, cioè persone che si autocompiangono. In entrambi i casi non si accetta la nostra condizione che è quella di essere nudi. Noi dobbiamo assumere il compito di vivere la nudità. La nudità -ha continuato – è la condizione per cui l’uomo non si chiude in se stesso, ma si apre in questa invocazione della salvezza. Solo chi è in questo stato di nudità ha la capacità di non ripiegarsi su se stesso, di non contare su presunte forme di protezione esteriore e perciò di aprirsi all’incontro con Dio”. Al termine della celebrazione eucaristica è seguita la presentazione del libro intitolato “Chi è mio Padre? La spogliazione di Francesco d’Assisi e Pietro di Bernardone” di padre Pietro Maranesi. Mentre in serata padre Alceo Graziani e suor Elena Gozzi hanno affrontato il tema del discernimento nell’arte. “Non c’è discernimento senza combattimento”. Lo ha precisato padre Alceo all’inizio della catechesi durante la quale ha anche anche spiegato come si compie la discrezione per Francesco. “La sua discrezione – ha spiegato – si compie nell’adorare la croce, nello spogliarsi per seguire Cristo, nel passaggio dall’amaro alla dolcezza, ricercando il tesoro nella grotta, nel combattimento, dialogando con il Padre sui desideri più profondi del cuore, nel restituire tutto all’Altissimo e nella misericordia con i fratelli”. Suor Elena Gozzi ha spiegato che l’arte ci permette di vedere con i nostri occhi il discernimento di Francesco ed ha indicato il percorso che ognuno di noi deve attraversare spiegandone il significato attraverso l’illustrazione delle vele che si trovano sopra l’altare maggiore della Basilica Inferiore di San Francesco. “Queste vele – ha sottolineato – sono una miniera di spiritualità e di teologia”.

 

 

“Inauguriamo il santuario naturale di San Francesco”

“Il nuovo Santuario nasce come una profezia per una società più equa”. Sono queste le parole espresse da monsignor Domenico Sorrentino, vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino durante la conferenza stampa di presentazione del programma di inaugurazione del Santuario della Spogliazione tenutasi martedì 2 maggio presso il Convento dei Frati Minori Cappuccini a Perugia. “Questo è un Santuario – ha aggiunto il vescovo – che può parlare alla cristianità e alla società perché si interroghino; la Chiesa e la società infatti si devono interrogare anche su quale tipo di futuro costruire. Da 800 anni è il Santuario naturale di San Francesco, in esso Assisi ritrova le origini dell’avventura di Francesco”.

Sono seguiti gli interventi di padre Matteo Siro ministro provinciale dei frati minori Cappuccini e fra Carlos Acácio Gonçalves Ferreira, rettore del nuovo Santuario che è stato istituito formalmente con un decreto del vescovo presso la chiesa di Santa Maria Maggiore, accanto al vescovado, e affidato appunto ai frati minori Cappuccini.

Durante la conferenza stampa è stata presentata la ricca settimana di eventi in programma dal 14 al 21 maggio ad Assisi. Oltre alla cerimonia ufficiale fissata per sabato 20 maggio sono previsti importanti momenti di preghiera, cultura, di approfondimento della spogliazione ieri ed oggi grazie alla presenza di rilevanti personalità del mondo economico, imprenditoriale, ed ovviamente religioso a cominciare dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato di Sua Santità,  che presiederà la santa messa di domenica 21 maggio.

Il logo del Santuario

Il logo si struttura intorno all’evento centrale della spogliazione di Francesco. Francesco si è spogliato e il vescovo Guido lo riveste. Questo evento viene letto in chiave teologica. Francesco si spoglia del vestito e delle cose del padre secondo la natura, perché riconosce il Padre secondo la fede. In questo suo gesto c’è l’assunzione matura del battesimo. Si tratta di spogliare l’uomo vecchio e rivestire l’uomo nuovo che è Cristo, il che vuol dire vivere la propria umanità al modo di Cristo, cioè da figli.

Marko Ivan Rupnik

Una dettagliata illustrazione teologica di P. Marko Ivan Rupnik sulla simbologia  del logo è riportata nel testo:  Il Santuario della Spogliazione – La Chiesa di Santa Maria Maggiore e il Vescovado di Assisi (sempre con il rimando alla finestra documenti – pubblicazioni ) da cui è stato estratto il testo sopra citato.